CHE COSA STATE DICENDO youmicache什么意思思

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Stephenie Meyer durante il tour di Eclipse, 2008
Stephenie Morgan Meyer (1973 – vivente), scrittrice statunitense.
Quando mi hanno detto che
avrebbe avuto il ruolo di Edward, l'ho guardato e ho pensato: <<Sì, probabilmente potrebbe fare una versione di Edward. Ha le carte in regola per sembrare un vampiro. >> Ma poi, quando l'ho visto al provino mentre si calava nel ruolo di Edward, improvvisamente mi è sembrato l'Edward che avevo sempre avuto in testa, che esperienza bizzarra... Aveva individuato perfettamente il personaggio.
Già troppe volte avevo sfiorato la morte, ma non poteva diventare un'abitudine. Eppure, affrontarla di nuovo sembrava stranamente inevitabile. Come se fossi davvero destinata alla catastrofe. Le sfuggivo ogni volta, ma tornava sempre a cercarmi. Questa, però, era una circostanza molto diversa dalle altre. ? facile scappare da qualcuno di cui hai paura, o tentare di combattere qualcuno che odi. Sapevo reagire nel modo giusto a un genere preciso di assassini: i mostri, i nemici. Ma se ami chi ti sta uccidendo, non hai alternative. Come puoi scappare, come puoi combattere se così feriresti il tuo adorato? Se la vita è tutto ciò che hai da offrirgli, come fai a negargliela? Se è qualcuno che ami davvero...
[Bella ad Edward, parlando della prima notte di nozze] Abbozzai un sorriso, sollevai la mano libera – che non tremava più – e la posai sul suo cuore. Il suo respiro si fece più agitato. <>, sussurrò, improvvisamente nervoso. <>. Annuii con espressione seria. Mi avvicinai fra le onde fino a posare il capo sul suo petto. <>, mormorai. <>. Le sue braccia mi avvolsero stringendomi a lui, estate e inverno. <>, aggiunse Edward e mi trascinò con dolcezza verso acque più profonde.
Jasper, cosa fanno i vampiri per l'addio al celibato? Non lo porterete ad uno strip club, vero? (Bella)
[Riferendosi ad Alice] <> (Edward)
[Parlando del cottage di Edward e Bella] <> (Emmett)
[A Bella, parlando del pericolo che corre tenendo il bambino] <> (Jacob)
Vivere è una fregatura, poi muori.
Avercela, questa fortuna! (Jacob)
[Ad Edward]<> sussurrai, infilandogli le dita fra i capelli e avvicinando il mio volto al suo. <<Le diremo che ho passato ore a provare i vestiti. Mentiremo>>.
Alice. [preparando Bella per il matrimonio]: <>.
Isabella: <>.
Fu un bacio tenero, adorante. Dimenticai la folla, il luogo, il tempo, la ragione. Ricordavo solo che mi amava, che mi voleva, che ero sua. Lui lo aveva iniziato e stava a lui concludere quel bacio, ma io lo strinsi forte, ignorando le risatine e i colpi di tosse dei presenti. (Bella)
...era impossibile che fossi incinta. L'unica persona con cui avessi fatto del sesso era un vampiro, maledizione! (Bella)
[Parlando dei propri poteri] Vedo bene i vampiri, perché vedo gli umani così così, perché lo ero anch'io. Ma non posso vedere questi strani mezzosangue, perché non sono niente che mi riguarda direttamente. (Alice)
[A Jacob che ha avuto l' su Renesmee appena nata] <<Come hai osato avere l'imprinting con mia figlia? Sei fuori di testa?!>>. (Bella)
[Parlando di Edward] Lo fissai negli occhi e per la prima volta udii la mia voce.
<> dissi, ma sembrava che stessi cantando. La mia voce risuonò e tintinnò come una campana.
Il suo sorriso di risposta mi stordì più finalmente lo vedevo davvero.
<> mi disse.
Mi prese il volto fra le mani e avvicinò i nostri volti abbastanza lentamente da ricordarmi di stare attenta. Mi baciò, un bacio all'inizio leggero come un sussurro e all'improvviso più forte, intenso. Cercai di tenere a mente che dovevo essere delicata, ma era un lavoraccio ricordarsene nel mezzo di quella carica di di sensazioni, dov'era difficile conservare un pensiero coerente.
Fu come se quello fosse il nostro primo bacio. In effetti non mi aveva mai baciata in quel modo. Sebbene l'ossigeno non mi servisse più, il mio respiro accelerò, divenne affannoso come quando bruciavo. Ma era un fuoco diverso. (Bella)
[Riferendosi alla facilità con cui si è adattata alla sua vita da vampiro.] Era una sensazione strana – eppure non mi sorprendeva, perché tutto ormai era strano –, quella di possedere un talento naturale per qualcosa. Da umana non ero mai stata la migliore in niente. Con Renée me l'ero cavata abbastanza bene ma, probabilmente, un mucchio di gente se la s Phil mi sembrava in gamba. A scuola andavo bene, ma non ero mai stata la prima della classe. Doti sportive nemmeno a parlarne. Nessuna inclinazione artistica né musicale, nessun talento particolare da vantare. Premi a chi leggeva troppo non ne davano mai. D'un tratto mi resi conto che avevo rinunciato da tempo a qualche aspirazione di emergere, di brillare. Sfruttavo al meglio ciò che avevo, senza mai sentirmi a posto veramente nel mio mondo.
Adesso, invece, era diverso. Ero stupefacente per loro e per me stessa. Era come se fossi nata per essere vampira. Al pensiero mi venne voglia di ridere, persino di mettermi a cantare. Avevo trovato il mio posto nel mondo, un posto su misura per me, il posto in cui brillare. (Bella)
E poi continuammo a occuparci beati di quella parte piccola, ma perfetta, della nostra eternità.
Ogni nostro sforzo di ingannarli si era dimostrato inutile.
Con il cuore ghiacciato, lo guardai mentre si preparava a difendermi. La sua concentrazione intensa non tradiva ombre di incertezza, malgrado fosse in svantaggio numerico. Sapevo che nessun altro poteva aiutarci: in quel momento la sua famiglia stava combattendo per la propria vita, come lui per le nostre.
Sarei mai riuscita a conoscere l'esito dell'altro combattimento? Scoprire chi aveva vinto e chi perso? Sarei sopravvissuta abbastanza a lungo?
Le probabilità non erano così alte.
Due occhi neri, imbestialiti dal desiderio implacabile della mia morte, aspettavano di cogliere in fallo il mio protettore. Aspettavano il momento giusto per uccidermi.
Da qualche parte, lontano, nel cuore della foresta fredda, un lupo ululò.
[Edward a Isabella, chiedendole di sposarlo] <> Mi guardò da dietro quelle ciglia incredibilmente lunghe, con occhi dorati, dolci e al tempo stesso ardenti. <> Avrei voluto dire un sacco di cose, alcune per niente affatto belle, altre vergognosamente sdolcinate e romantiche, che forse nemmeno nei suoi sogni mi aveva mai sentito dire. Eppure, invece di sentirmi in imbarazzo, sussurrai: <>.
[Isabella voce narrante, parlando di Edward] Di fronte a lui non avrei mai ammesso quanto fosse dura per me quando non c'era, quanto in fretta si risvegliassero gli incubi dell'abbandono. Se glielo avessi detto lo avrei intimorito, terrorizzato, e si sarebbe rifiutato di allontanarsi persino di fronte ai motivi più stringenti. Sarebbe stato come all'inizio subito dopo il ritorno dall'Italia. I suoi occhi dorati erano diventati scuri e aveva sofferto la sete più del necessario. Per questo avevo deciso di fare la coraggiosa e lo cacciavo di casa ogni volta che Emmett e Jasper volevano partire.
Eppure credo che avesse capito come stavo. Un po'. Quella mattina c'era un biglietto sul mio cuscino:
Tornerò talmente presto che non avrai neanche il tempo di sentire la mia mancanza.
Prenditi cura del mio cuore, te l'ho lasciato.
[Edward a Isabella] <>. Mi strinse più forte contro il suo petto marmoreo e accolse la mia testa sotto il mento.
Sfiorai con le labbra il suo collo freddo come la neve. <>, risposi.
Alzai gli occhi al cielo, senza che Edward potesse vedermi.
<>, rispose Edward, cupo. <>. (Edward Cullen)
[Edward a Isabella, parlando della sua dipartita in New Moon] <>, sussurrò. <>
Avvicinai una mano al suo viso e attesi finché non lo vidi sospirare e aprire gli occhi.
[Edward Cullen a Isabella Swan] <>.
<> (Edward Cullen)
[Isabella voce narrante, parlando di un bacio dato prima della battaglia finale] Il cervello si scollegò dal corpo e mi ritrovai a baciare Jake. Contro ogni logica, le mie labbra si muovevano assieme alle sue in una maniera strana e incomprensibile, mai sperimentata prima – perché con Jacob non dovevo stare attenta, e di certo lui non doveva esserlo con me.
[Parlando di Edward] Jacob:<>
Isabella: <>
[Isabella a Jacob] <>
[Jacob Black, voce narrante] Perso in quel silenzio, non sarei tornato mai più. Altri prima di me avevano preferito questa forma all'altra. Forse, se fossi fuggito abbastanza lontano, non sarei più stato costretto a sentire... Accelerai il ritmo della corsa per fuggire a Jacob Black.
<> (Rosalie Cullen)
<> (Jacob Black)
<> (Jacob Black)
E rimise l'anello al suo posto, sull'anulare della mia mano sinistra. Dove sarebbe rimasto... probabilmente per l'eternità.
Esiste qualcosa capace di eclissare un'anima gemella? (Isabella Swan)
<> (Edward Cullen)
[A Edward] <> (Isabella Swan)
[Edward a Isabella] <>
E me lo tolse per potermi baciare.
<> (Edward Cullen)
Il nome del Guaritore era Acque Profonde.
Era un'anima, buona per natura: compassionevole, paziente, onesta, virtuosa e piena d'. L'ansia era un'emozione insolita, per lui.
Ancor più lo era l'irritazione. Tuttavia, Acque Profonde abitava un corpo umano, perciò l'irritazione a volte era inevitabile.
Tra i bisbigli e il brusio degli studenti di Guarigione all'altro capo della sala operatoria, si fece serio. Un'espressione che stonava, su labbra abituate a sorridere.
Darren, il suo fedele assistente, se ne accorse e gli diede un colpetto sulla spalla.
<> disse a bassa voce.
<> Fu sorpreso di sentire la propria voce, di solito suadente, viziata da un accento severo.
<> disse Darren.
Acque Profonde alzò un sopracciglio.<>
Il Guaritore osservò il corpo privo di sensi della ragazza, prona sul tavolo operatorio. Mentre ripensava alle condizioni in cui si trovava quel povero corpo malconcio quando i Cercatori lo avevano consegnato ai laboratori di Guarigione, sentì un'ondata di compassione. Quanto dolore aveva sopportato.
Anima: la forza invisibile che guida il corpo.
L'obiettivo è la quinta porta del quinto corridoio al quinto piano. Il suo messaggio è lì.
Non può essere così buio con questo caldo, o forse, non può essere così caldo con questo buio.
Sono passati millenni ma gli uomini non sono mai riusciti a capire l'amore. Quanto dipende dal corpo e quanto dalla mente? Quanto dal caso e quanto dal destino? Perché certe coppie perfette falliscono, e altri abbinamenti per quanto improbabili prosperano? Non ne so più di quanto ne sapessero loro. L'amore, semplicemente, è dove è. La mia ospite amava l'ospite di Curt, e l'amore non è morto nemmeno dopo che la mente ha cambiato proprietario. (Kathy)
Sterminate una specie intera e avete anche il coraggio di vantarvene. (Melanie)
Gli ospiti umani hanno bisogno di socializzare. Non sei abituata alla solitudine, cara. Hai condiviso i pensieri di un intero pianeta... (Kathy)
Lasciati coinvolgere dalla vita anziché da lei. [...] Non lasciare che sia lei a controllare le tue relazioni, Viandante. Non lasciare che sia lei a controllarti. (Kathy)
Non voglio un altro. Voglio Jared, non uno sconosciuto nel suo corpo! Il corpo non significa niente senza di lui. (Melanie)
Non puoi sapere quanto tempo rimane.
Non lasciarti catturare piccola. Segui le linee. Inizia dalla prima e segui le linee. Lo zio Jeb ti terrà un posto sicuro. (Zio Jeb)
Ventinove serpenti a sonagli spaventati da un solo topolino.
L'intuito mi dice che non conosciamo questo posto bene quanto credevamo.
Jared si chinò in avanti. Con un colpo rumoroso e secco il suo pugno colpì Kyle al volto. Gli occhi di Kyle si rovesciarono, e la bocca restò semiaperta. Per qualche secondo la stanza rimase in silenzio. <> disse Doc senza scomporsi. <> <> rispose Jared, impassibile.
Tra ragazze ci si deve aiutare.
Trovava la luce anche dentro un buco nero.
Tu sei quello intelligente e io quello bello, mi pare giusto. (Kyle)
<> Jared non rispose. Sentii gli occhi gonfiarsi di lacrime. Davvero Ian aveva un'opinione così alta di me? Pensava davvero che mi fossi guadagnate il diritto di vivere laggiù?
Quel corpo e la persona che vi è prigioniera appartengono a me. Melanie sarà mia per sempre e io sarò per sempre suo. (Jared)
Non è il volto, ma le tue espressioni. Non è la voce, ma il modo di parlare. Non è come ti sta quel corpo, ma le cose che ci fai. Tu sei bella. (Ian)
E allora, non ti pare... che sia il caso di goderti il tempo che ti rimane? Di vivere finché sei viva? (Ian)
Cosa mi faceva preferire l'amore degli umani a quello della mia specie? La sua essenza esclusiva e capricciosa? Le anime offrivano amore e comprensione a qualunque altra. Avevo bisogno di una sfida più difficile? Questo amore era complicato, privo di regole fisse: lo si poteva offrire in cambio di nulla, come nel caso di Jamie, o conquistare con il tempo e la fatica, come per Ian, oppure era così inaccessibile da spezzarti il cuore, come nel caso di Jared. O forse, molto semplicemente, era migliore? Era una gamma di emozioni più ampia che consentiva agli umani di odiare con tanta furia, ma anche di amare con più passione, zelo e ardore? Non sapevo perché lo avessi desiderato così disperatamente, sapevo soltanto che, ora che lo possedevo, valeva tutti i rischi e la sofferenza che avevo affrontato. Era meglio di quanto immaginassi. Era tutto. (Wanda)
Talvolta l'evidenza cela il nascondiglio più intelligente.
Non potevo concederle di più, senza rinunciare alla mia vita. (Wanda)
<> Non avevo mai visto i suoi occhi ardere in quel modo, come fiamme blu.
Spinsi le sue spalle e mi avvicinai a lui, fino a sfiorargli la bocca. Lui mi prese fra le braccia, stringendomi al petto. Le nostre labbra si congiunsero e si fusero come se non dovessero mai più dividersi, come se la separazione non fosse la cosa inevitabile che era, e sentii il sapore delle lacrime. Le sue e le mie. Qualcosa inizio a cambiare. Quando il corpo di Melanie toccava quello di Jared, c'era come una vampata di calore, una fiammata che correva sulla superficie del deserto e consumava tutto ciò che le si parava di fronte. Con Ian era diverso, molto diverso, perché Melanie certo non lo amava come me. Perciò, quando Ian mi toccava, era qualcosa di più profondo e lento del fuoco indomabile, più simile a una colata di lava. Troppo profonda per scaldarmi, ma inesorabile nel suo procedere e nello scuotere le fondamenta del mondo. (Wanda).
Avvicinò le labbra ai miei occhi, ma era troppo tardi. Era finita. <> <> sussurrai stretta a lui, con voce spezzata. <>
Scoppiai a piangere, conscia che qualcosa era cambiato anche in lui, in quell'uomo tanto gentile da poterlo scambiare per un'anima, ma forte come soltanto un umano poteva essere...
Mi diede un altro bacio, più impetuoso e acceso di rabbia. La mano che mi teneva i capelli li strinse forte e distanziò il mio viso di qualche centimetro dal suo. <> domandò. <> <> Mi baciò di nuovo. Le sue braccia mi stringevano così forte, e la sua bocca era così decisa, da mozzarmi il fiato e darmi le vertigini. A quel punto allentò la presa e mi avvicinò le labbra a un orecchio. <> <> Non sarei andata da nessuna parte, lo sapevo. Tuttavia, il cuore mi batteva forte al pensiero di fuggire, chissà dove, con Ian. Il mio Ian. Era mio, come Jared non lo sarebbe mai stato. Come questo corpo non sarebbe mai potuto essere suo.
<> (Melanie)
<> (Doc parlando di Wanda)
Felice e Triste, Euforica e Afflitta, Decisa e Insicura, Amata e Rinnegata, Paziente e Rabbiosa, Tranquilla e Irrequieta, Integra e Vuota. Ero IO. Erano sensazioni mie, dalla prima all'ultima. (Wanda)
Conoscevo la metafora sproporzionata con cui gli umani descrivevano la tristezza: "cuore spezzato". Melanie stessa ricordava di averla usata. L'avevo sempre ritenuta un'iperbole, una convenzione. Perciò non mi aspettavo di provare dolore al petto. La nausea si, il respiro mozzato in gola sì, e anche le lacrime che mi bruciavano gli occhi. Ma cos'era lo squarcio che sentivo all'altezza del petto? Una reazione insensata e irrazionale.
Il titolo del giornale mi guardò torvo dal piccolo espositore di metallo: "SEATTLE SOTTO ASSEDIO – AUMENTA IL NUMERO DELLE VITTIME". Questo non l'avevo ancora visto. Probabilmente il fattorino era appena passato rifornendolo di nuove copie. Per sua fortuna lui non era più nei dintorni.
Ottimo. Proprio quello che occorreva per fare uscire di testa Riley. Meglio stargli lontana quando avesse letto le notizie: non ci tenevo a farmi staccare un braccio.
Restai nell'ombra dietro l'angolo di una squallida palazzina di tre piani, cercando di non farmi notare mentre aspettavo che qualcuno prendesse una decisione. Non volevo incrociare altri sguardi, perciò fissavo il muro lì accanto. Il piano terra dell'edificio ospitava un negozio di dischi chiuso da chissà le vetrine, distrutte dal tempo o dalla violenza di strada, erano sbarrate da pannelli di compensato. Ai piani superiori c'erano degli appartamenti, probabilmente vuoti, perché non si sentivano i suoni familiari di umani addormentati. C'era poco da stupirsi: a occhio e croce, sarebbe bastato un colpo di vento per far crollare la palazzina. Gli edifici dall'altra parte della stradina buia erano altrettanto malridotti.
La classica meta di un'uscita notturna in città.
Non volevo parlare ad alta voce e attirare l'attenzione, ma desideravo che qualcuno decidesse qualcosa. Avevo davvero sete e non m'importava granché di dover andare a destra, a sinistra o sul tetto. Volevo soltanto trovare qualche povero sfortunato a cui non lasciare nemmeno il tempo di pensare il posto sbagliato, nel momento sbagliato.
L'opinione degli altri non m'interessava più. Perché avrebbe dovuto? Come diceva Riley, ormai ero una dea. Più forte, più veloce, migliore. Nient'altro contava.
Questo era quanto Riley ci aveva detto di fare: cacciare gli scarti. Scegliere gli umani di cui nessuno avrebbe sentito la mancanza, quelli che non avevano una casa né una famiglia a cui tornare, quelli di cui nessuno avrebbe mai denunciato la scomparsa. Aveva scelto noi allo stesso modo. Prede e dèi: tutti scarti.
Spensi il cervello: era ora di andare a caccia. Respirai profondamente e fui attirata dall'odore del sangue di quegli umani, giù in strada. Non erano gli unici umani nei dintorni, solo i più vicini. Chi cacciare era la vera decisione da prendere prima di lanciarsi sulle tracce della preda. Ma ormai era troppo tardi per poter scegliere.
Ci fissammo nell'oscurità per un minuto. Il suo volto era liscio e disteso. Con chiunque altro, Kevin, Kristie o uno di quelli, sarebbe stato terrificante: lo spazio ristretto, la vicinanza forzata. Il suo odore che mi arrivava da ogni direzione. Avrebbe potuto significare una morte rapida e dolorosa in qualunque momento. Diego invece era così tranquillo. Diverso da tutti gli altri.
Pensavo che al mondo non ci fosse niente di più duro da sopportare della fame. Ancora non avevo scoperto che la sete è peggio.
Se vogliamo scoprire perché siamo qui – perché Riley ci ha condotto da lei e perché lei sta creando così tanti di noi – dobbiamo cercare di capire il più possibile. (Diego)
Toccare un'altra persona dopo una vita intera – perché gli ultimi tre mesi erano tutta la mia vita – passata a evitare ogni contatto era così strano da rasentare lo shock. Un po' come infilare le dita in una presa di corrente e scoprire che era piacevole.
Stai facendo la raccolta Punti Idiozia? (Diego, rivolto a Raoul)
Eravamo stati creati per uno scopo ben preciso, proprio come immaginavamo. E avevamo un nemico. O meglio, la nostra creatrice l'aveva, ma faceva qualche differenza?
Ritengo che sappiate chi siamo, quindi sapete anche che non potete coglierci di sorpresa, né nascondervi. Né opporvi. E nemmeno fuggire. (Jane, rivolta a Victoria)
è un lusso che non ci appartiene. Non possiamo permetterci di sprecare un altro minuto in sciocchezze. Vi ho lasciato fare ciò che volevate, ma stanotte dobbiamo metterci un punto. Abbiamo un nemico. Forse alcuni di voi sono abbastanza intelligenti da aver capito che, se esistiamo noi, esistono anche altri vampiri. Altri vampiri più vecchi, più intelligenti... più temibili. Altri vampiri che vogliono il nostro sangue! [...] Chiunque facciate fuori potrebbe essere quello che vi avrebbe salvato la vita. Ogni membro del clan che uccidete è un regalo ai vostri nemici. Ecco, state dicendo loro, fatemi fuori!(Riley)
<<Vi porterò da lei. E vi terrò mentre vi strappa le gambe e poi lentamente, lentamente, vi brucia le dita, le orecchie, le labbra, la lingua e ogni altra appendice superflua, una alla volta>>.
A tutti era capitato almeno una volta di perdere un arto, e tutti eravamo passati dal fuoco quando eravamo diventati vampiri, perciò potevamo immaginare come ci saremmo sentiti, ma non era la minaccia in sé ad apparire tanto terrificanti. Ciò che faceva paura era il volto di Riley mentre lo diceva. Non era contorto dall'ira come
era un viso calmo e freddo, sereno e bellissimo, gli angoli della bocca arricciati in un lieve sorriso.
Rievocai il viso di Riley, l'espressione fredda e composta che aveva quando minacciava di punire chi non si comportava bene. Risentii la sua descrizione macabra e stranamente dettagliata. Di colpo capii che aveva descritto la morte di Diego. Quella notte avevo intuito che qualcosa era cambiato in Riley. L'assassinio di Diego l'aveva trasformato, indurito. Credevo soltanto a una delle cose che aveva raccontato: pensava davvero che Diego fosse il migliore tra tutti noi. Gli si era persino affezionato. Eppure era rimasto a guardare mentre la nostra creatrice lo uccideva.
Ecco giunta la fine. Continuavo a non avere paura. Il mio unico rimpianto era quello di non poter raccontare niente di tutto questo a Fred. Si stava ficcando quasi alla cieca in quel mondo pieno di politica pericolosa, polizia corrotta e clan segreti. Ma Fred era furbo, prudente e con un talento. Cosa potevano fargli, se neppure erano in grado di vederlo? Forse un giorno gli occhi-gialli lo avrebbero rintracciato. Siate gentili con lui, per favore, dissi a quello che leggeva nel pensiero.
<>, disse Jane annoiata, accennando a me. <>
<>, sussurrò il rosso che leggeva nel pensiero.
Chiusi gli occhi.
Mi sentivo intrappolata come in uno di quegli incubi terrificanti in cui, per quanto corri e corri finché i polmoni non ti scoppiano, non sei mai abbastanza veloce. Più cercavo di farmi strada tra la folla impassibile, più le gambe sembravano lente, ma le lancette della grande torre campanaria non accennavano a rallentare. Vigorose, indifferenti e spietate, giravano inesorabilmente verso la fine... la fine di tutto.
Però non era un sogno, e nemmeno un incubo in cui correvo per salvare la mia vita: in gioco c'era qualcosa di infinitamente più prezioso. Quel giorno, della mia vita m'importava poco.
Secondo Alice avevamo molte probabilità di morire entrambe. Forse il nostro destino sarebbe stato diverso se la luce del sole non l'avesse imprigionata. Soltanto io ero libera di attraversare di corsa la piazza luminosa e affollata.
E non ero abbastanza veloce.
Perciò non m'importava che fossimo circondate da avversari straordinariamente pericolosi. Al primo rintocco delle campane, che rimbombavano nel terreno sotto i miei piedi spossati, capii di essere in ritardo, lieta che ad aspettarmi ci fosse un nemico assetato di sangue. Perché, se avessi fallito, avrei rinunciato a qualsiasi desiderio di vivere.
Ecco un altro rintocco, mentre i raggi del sole picchiavano dal centro esatto del cielo.
<>, chiesi più a me stessa che a lui. <>.
<>, mi rispose vagamente compiaciuto.
Confusa e disorientata, cercai di non badare al rosso vivo del sangue che mi colava dal braccio... e incrociai gli sguardi eccitati di sei vampiri improvvisamente famelici.
<>. Si lasciò scappare un sorriso, poi tornò serio. <>.
[Bella ed Edward dopo l'incontro con i Volturi] <>, chiesi. [...]
<>, sussurrò. <>.
<>, sussurrò.
[Edward a Bella] <>.
Con le gambe tremanti, senza rendermi conto di quanto fosse inutile, lo seguii nella foresta. Le tracce del suo cammino erano svanite all'istante. Non c'erano impronte, le foglie erano tornate immobili, ma continuavo a camminare senza pensare. Non riuscivo a smettere. Dovevo continuare a muovermi. Se avessi smesso di cercarlo, sarebbe stata la fine. Amore, vita, significato ... la fine di tutto.
Sarà come se non fossi mai esistito, me lo aveva promesso. Sentii il pavimento di legno liscio sotto le ginocchia, poi sul palmo delle mani e infine contro la guancia. Speravo di svenire, ma purtroppo non persi conoscenza. Le ondate di dolore da cui prima ero stata appena sfiorata ora si innalzavano di fronte a me e mi si infrangevano addosso, trascinandomi giù. E dal fondo non riemersi.
passa. Anche quando sembra impossibile. Anche quando il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa nelle ferite. Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa. Persino per me.
Ricordare era vietato, dimenti era un confine difficile da attraversare.
ha il potere di distruggere. E io ero stata distrutta, sbriciolata.
L'amore è irrazionale, più ami qualcuno, più perdi il senso delle cose.
Mi sentii mancare la voce. <>.
Il suo sguardo era prudente. Parlò lentamente: <>. [...]
<>, risposi con un velo di isteria nella mia voce. <>.
[Edward a Bella]<>
[Edward a Bella]<>
C'era una sola cosa alla quale dovevo credere se volevo continuare a vivere: la certezza della sua esistenza. Per me era tutto. Al resto avrei saputo resistere. A patto che lui fosse ancora vivo e reale.
Il legame che ci univa era più forte della distanza, dell'assenza e del tempo. Poco importava che fosse più speciale, bello, brillante o perfetto di me, ormai anche lui era coinvolto e condizionato in modo irreversibile. Era destinato a essere mio, per sempre, come io appartenevo a lui.
Ci trovavamo entrambi in pericolo di morte. eppure, in quell'istante, mi sentìì bene. Intera. Finalmente sentivo il cuore pompare nel petto, il sangue scorrere caldo e veloce nelle vene. I miei polmoni si riempirono del dolce profumo della sua pelle. La voragine si era chiusa senza lasciare traccia. Mi sentivo perfetta, come se la ferita non si fosse mai spalancata.
Avevo dimenticato cosa fosse la vera felicità. La felicità. Rendeva sopportabile persino la morte.
Tra il dolore e il nulla, avevo scelto il nulla.
Quella voce l'avrei
la riconoscevo sempre con emozione, che fossi sveglia, addormentata... persino da morta. La voce per cui ero disposta a camminare nel fuoco, oppure, senza esagerare, a sguazzare una vita intera sotto un'interminabile pioggia fredda.
Dopotutto, quante lacerazioni può sopportare un cuore prima che smetta di battere? Nei giorni precedenti avevo incassato colpi mortali, e non mi avevano rafforzata. Anzi, mi sentivo orribilmente fragile, come se bastasse una parola a sbriciolarmi.
Mi sentivo una luna solitaria – dopo che il mio pianeta era stato distrutto da un cataclisma – che si ostinava a girare attorno ad uno spazio vuoto, facendosi beffe della gravità.
Di tanto in tanto, mentre parlava con Alice, Edward si chinava su di me e mi baciava. Le sue labbra liscie come il vetro mi sfioravano i capelli, la fronte, la punta del naso. Ogni volta risvegliava il mio cuore assopito con una scossa elettrica. L'eco dei suoi battiti si perdeva nella stanza. Era il paradiso... ma al centro esatto dell'inferno.
<>. A quel punto sentii la sua bocca sulla mia e mi arresi. E non perché fosse mille volte più forte di me. La mia volontà si sbriciolò nell'istante preciso del contatto. Il bacio non fu affatto prudente come a quelli che ricordavo, ma andava benissimo così. Se proprio dovevo perdere un altro brandello di me stessa, meglio esagerare. Perciò restituii il bacio, mentre il cuore scandiva un ritmo spezzato e disordinato, il respiro si trasformava in affanno, e le dita cercavano ingorde il suo viso. Sentivo il suo corpo marmoreo aderire al mio ed ero felice che non mi avesse ascoltata: non c'era dolore al mondo per cui valesse la pena di rinunciare a quell'istante. Le nostre mani riprendevano confidenza con il viso dell'altro e nei brevi istanti in cui le labbra si separavano, lui sussurrava il mio nome.
<> Mi guardò torvo, pronto a ribattere, ma io fui più veloce di lui. <> esclamai trionfante. <>.
Per una volta fui io a lasciarlo senza parole.
Mi sentii mancare la voce. <>.
Il suo sguardo era prudente. Parlò lentamente: <>. [...]
<>, risposi con un velo di isteria nella mia voce. <>.
La sua voce era velluto e miele. <>, mormorò e riconobbi i versi pronunciati da Romeo sulla tomba di Giulietta. La campana suono per l'ultima volta. <>, aggiunse. <>.
Edward mi si avvicinò prendendo il mio viso tra le mani. Mi sfiorava con delicatezza, premendo la punta delle dita sulle mie tempie, le guance, il profilo del mento. Come fossi un oggetto fragilissimo. Ed è proprio così, soprattutto in confronto a lui.
<> sussurrò. Sentivo sul viso il suo dolce respiro.
<>, chiesi col fiato corto.
I suoi occhi ardevano dorati <>.
Quando si fece ancora più vicino e posò le labbra ghiacciate sulle mie, la testa mi girava già. Proprio come voleva, riuscì a farmi dimenticare qualsiasi affanno, occupata com'ero a ricordarmi inspirare e espirare. La sua bocca, fredda, morbida e delicata, indugiò sulla mia, finché non lo strinsi forte e mi gettai nel bacio con un eccesso di entusiasmo. Lo sentii sorridere, mentre si allontanava e scioglieva l'abbraccio. [...]
<>, sussurrò a un centimetro dal mio collo. Posò di nuovo le labbra sulle mie, con delicatezza, e sciolse definitivamente l'abbraccio incrociandomi le braccia sullo stomaco.
Mentre mi fissava leggevo nei suoi occhi che le mie parole erano giunte troppo, troppo tardi. Aveva già deciso.
Mentre lo osservavo i suoi occhi di ghiaccio si sciolsero. L'oro tornò liquido, fuso, e bruciò nei miei con un'intensità travolgente.
Drizzai le spalle e andai incontro alla mia sorte, confortata dal destino che mi camminava al fianco.
Non avevo mai pensato seriamente alla mia morte, nonostante nei mesi precedenti ne avessi avuta più di un'occasione, ma di sicuro non l'avrei immaginata così.
Con il fiato sospeso, fissavo gli occhi scuri del cacciatore, dall'altra parte della stanza stretta e lunga, e lui ricambiava con uno sguardo garbato.
Era senz'altro una bella maniera di morire, sacrificarmi per un'altra persona, qualcuno che amavo. Una maniera nobile, anche. Conterà pur qualcosa.
Sapevo che se non fossi mai andata a Forks non mi sarei trovata di fronte alla morte. Per quanto fossi terrorizzata, però, non riuscivo a pentirmi di quella scelta. Se la vita ti offre un sogno che supera qualsiasi tua aspettativa, non è giusto lamentarsi perché alla fine si conclude.
Il cacciatore fece un sorriso amichevole e si avvicinò con passo lento e sfrontato, pronto a uccidermi.
<>. I suoi occhi danzavano: l'idea lo divertiva più di quanto fosse lecito.
<>, mormorai, preoccupata dal tono in cui aveva detto "io e te". Mi piaceva più di quanto fosse lecito. (Bella)
Di tre cose ero del tutto certa. Primo, Edward era un vampiro. Secondo, una parte di lui – chissà quale e quanto importante – aveva sete del mio sangue. Terzo, ero totalmente, incondizionatamente innamorata di lui. (Bella)
<> mormorò [Edward]. Guardai altrove nascondendogli i miei occhi, elettrizzata da quelle parole.
<>, sospirai.
I suoi occhi dorati mi sfiorarono con uno sguardo dolce. <>
<> dissi, chinando la testa
Affondai la faccia nella sua spalla.
<>, sussurrai.
[Edward a Isabella] Se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne vergogno.
<>. Pronunciò il mio nome com poi, con la mano libera, giocò con i miei capelli, scompigliandoli. Quel contatto così casuale mi scatenò una tempesta dentro. <>, abbassò gli occhi, intimorito, <>. Mi fissò con i suoi occhi meravigliosi e angosciati. <>. (Edward)
<> chiesi, impaziente. <>
<>. Fece una pausa, e poi riprese di slancio a parlare. <>. (Edward)
Gli sfiorai il viso. <>.
<>, rispose, sorridendo. <>.
<>. Riecco quel ghigno malizioso.
[Jacob a Bella] <>.
[Edward a Bella] <>.
Sollevò la mano, indeciso, esitante, stava comba accarezzò svelto il profilo della mia guancia, con la punta delle dita. La sua pelle era ghiacciata come sempre, ma la traccia che lasciò sul mio vso era bollente, una scottatura che non provocava dolore.
[Edward al telefono con Tyler] <> [...] <>.
[Edward a Bella] <>
[Edward a Bella] <>.
Ormai avrei dovuto esserci abituata, e tuttavia non era così. Avevo la sensazione che Edward fosse il genere di persona a cui era impossibile abituarsi.
Avvicinò lentamente il suo viso al mio, sfiorandomi con la guancia gelata. Restai assolutamente immobile. <>, gemette, con un sospiro profondo. Con lui che mi toccava, così vicino, era molto difficile formulare una domanda coerente. Mi ci volle un minuto buono per riuscire ad aprire bocca di nuovo.
<>, mormorò, sfiorandomi l'incavo del collo con la punta del naso. Sentii la sua mano, più leggera delle ali di una farfalla, ravviare all'indietro i miei capelli bagnati per scoprire la pelle dietro l'orecchio, posarvi le labbra.
<>, dissi, senza che mi uscisse il fiato.
<>, cercai di ricominciare, ma persi il filo del discorso perché le sue dita avevano preso a seguire il profilo del mio collo, fino alle spalle.
<> mi alitò.
<>, le voce mi tremò, con mio imbarazzo, <>.
Sentii la sua risata vibrarmi sul collo. <>.
[Edward a Bella] <>.
[Edward a Bella] <>.
<>. Riecco quel ghigno malizioso. <>. Non avevo scelta: era inutile giocarci intorno e ostinarmi a resistergli. Lasciai oscillare la chiave e la mollai all' sotto i miei occhi la sua mano schizzò e la prese al volo, silenzioso e veloce come un lampo.
[...] <>, chiesi maliziosa.
Ancora una volta la sua espressione si trasformò e i suoi tratti si fecero dolci, caldi. Anziché rispondere, avvicinò il viso al mio, inclinandolo leggermente, e prese a sfiorarmi lento con le labbra, dall'orecchio al mento, avanti e indietro. Tremavo.
<>, mormorò, <>.
Sgranò gli occhi. <>.
<>, risposi, rabbuiandomi alla parola che aveva scelto. Mostro, figuriamoci. <>.
La sua espressione cambiò, resa mesta e dolce dal sottile dolore che m'incrinava la voce.
<>. Con le dita sfiorò il contorno delle mie labbra. <>
Il sorriso mi si aprì sotto le sue dita. <>.
<> sussurrai.
Gabe guardò la pista da ballo con aria preoccupata.
Non ricordava neanche più perché avesse invitato proprio Celeste al ballo e perché lei avesse detto <> restava un mistero. Soprattutto ora che la vedeva avvinghiata al collo di Heath McKenzie, talmente stretta che il povero Heath doveva avere qualche problema di respirazione. I loro corpi erano fusi in una massa indivisibile mentre ondeggiavano fuori tempo, in barba al ritmo della canzone che rimbombava nella sala. Le mani di Heath scorrevano sul vestito bianco e luccicante di Celeste senza alcun imbarazzo.
Gabe distolse lo sguardo dallo spettacolo che la sua dama stava offrendo, per salutare l'amico.
<>, rispose Bryan con un sorrisetto. Alzò il bicchiere di punch verde bile, come per fare un brindisi. Gabe ricambiò il gesto con la bottiglietta d'acqua e sospirò.
Dall'intervista di Christina Radish, , Mediablvd, 17 settembre 2008.
Stephenie Meyer, Ballo infernale, in Stephenie Meyer, , , , , Danze dall'Inferno, traduzione di Simona Adami, Chiara Marmugi e Luca Fusari, Fazi, 2009.
Stephenie Meyer, Breaking Dawn, traduzione di Luca Fusari, Fazi, 2008.
Stephenie Meyer, Eclipse, traduzione di Luca Fusari, Fazi, 2007.
Stephenie Meyer, L'ospite, traduzione di Luca Fusari, Rizzoli, 2008.
Stephenie Meyer, La breve seconda vita di Bree Tanner, traduzione di Luca Fusari, Simona Adami e Chiara Marmugi, Fazi, 2010.
Stephenie Meyer, New Moon, traduzione di Luca Fusari, Fazi, 2007.
Stephenie Meyer, Twilight, traduzione di Luca Fusari, Fazi, 2006.
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